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22 ottobre 2011

LA TRIBUNA

TREVISO

Torna a «rivivere» il ciclo di affreschi della chiesa di S. Vito

pagina 56  – di Lieta Zanatta

I visi ieratici e composti di Cristo e i dodici apostoli degli affreschi della Chiesa di San Vito, i più antichi in città, hanno rivisto la luce per la seconda volta nella chiesa di San Vito nel cuore di Treviso dove ieri, appena restaurati, sono stati presentati alla città in tutta la loro emozionante bellezza. Una rinascita dovuta al restauro ,affrontato da febbraio a giugno di quest’anno, di quella che fu una scoperta di Mario Botter che nel 1925 li trovò dopo aver spostato un armadio a muro nella piccola absidiola mentre si occupava di altri restauri nell’attigua chiesa di Santa Lucia. Quella volta erano coperti da intonaco e Botter intervenne ancora su di loro anni dopo, nel 1954, utilizzando la tecnica del «buonfresco». Pennellate decise e pulite caratterizzano i lineamenti dei volti degli apostoli distribuiti simmetricamente ai lati di Cristo, mentre lumeggiature appaiono anche tra le ricche vesti drappeggiate. I quattro apostoli vicini a Cristo, nel catino absidale, sono in preghiera, mentre gli altri otto sulle pareti laterali tengono tra le mani libri e pergamene. Ai piedi di tutti semplici calzari. Nel medaglione della volta a botte è dipinto l’Agnus Dei, l’Agnello mistico. A contornare la scena importanti fregi con decori floreali e a finto marmo. Una splendida mano quella che li dipinse, che scelse accostamenti cromatici raffinati e d’effetto con terre naturali. Uno studio ha attribuito la paternità dell’opera al maestro Ognibene da Treviso, un artista che visse in città tra il 1220 e il 1230, grazie ad affreschi prodotti dalla stessa mano che si trovano, firmati dall’artista, nella chiesa di San Vincenti in Istria. Un’attività artistica frutto del dominio e dei traffici adriatici della Serenissima e che mostra un’influenza bizantineggiante nell’affresco, anche se lo stile si avvicina di più all’iconografia romanica. Un gioiello, se si pensa che è nella chiesa più antica della città e che precedono di un secolo gli affreschi di Tommaso Da Modena che si trovano nella chiesa di San Nicolò e in quella di Santa Margherita , sempre a Treviso. Un intervento importante, resosi necessario per lo stato di degrado dell’opera danneggiata da una patina bianca che ne rendeva quasi illeggibile la rappresentazione e da un pericoloso distacco dell’intonaco dovuto all’umidità che risaliva dalla parte sottostante dei muri. Il contributo dello Stato, pari a 25.000 euro, è stato affiancato dal lavoro della Soprintendenza e dei tanti volontari che hanno a cuore le gioie inestimabili della città. I lavori coordinati da Gabriella Delfini sono stati affidati alla ditta Arte&Restauro di Ravenna sotto la direzione tecnica di Angela Guerrini e realizzati dalla restauratrice Benedetta Lopez Bani

Copia di 21 ottobre 2011 LA TRIBUNA21.10.2011 la tribuna  Venerdì 21 ottobre 2011
LA TRIBUNA
TREVISO

di Lieta Zanatta

SAN VITO IL REDENTORE RESTAURATO

20.10.2011 IL GAZZETTINO 20 ottobre 2011
IL  GAZZETTINO – ARTE
TREVISO
Chiara Voltarel

SAN VITO, RIVIVONO GLI AFFRESCHI: DOMANI I DETTAGLI DEL RESTAURO

img002 Martedì 09 agosto 2011

IL  GAZZETTINO – CULTURA
TREVISO
SAN VITO, CONCLUSI I RESTAURI:I DIPINTI DEL CICLO ROMANICO TORNANO A SPLENDERE
Chiara Voltarel
Tornano nuovamente visibili, nell’absidiola della Chiesa di San Vito a Treviso, gli antichi affreschi con il Cristo circondato dagli apostoli e l’agnello mistico. I restauri, iniziati in primavera dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici per il veneto Orientale diretti da Gabriella Delfini, si sono conclusi, smontati i ponteggi.
……. 

2011.02.20 articolo del gazzettino restauri san vito

Domenica 20 febbraio 2011

IL  GAZZETTINO – CULTURA
AFFRESCHI DI SAN VITO:RESTAURI E NUOVI COLORI
Chiara Voltarel

LA CHIESA: NATA PRIMA DEL MILLE FU RICOVERO PER I MALATI
Chiara Voltarel

   
img001 Domenica 16 gennaio  2011
IL GAZZETTINO – CULTURA 
GUIDA SVELA I MISTERI DELLA CHIESA DI S. VITO
Chiara Voltarel
2011.16.01 note d'organo... Domenica 16 gennaio  2011

IL GAZZETTINO
LE NOTE DELL’ORGANO DESCRIVONO L’ASSUNZIONE

14 NOV 2010 voce del popolo  zanchi

Domenica 14 novembre 2010

LA VITA DEL POPOLO – CULTURA

Lo splendore del Vero

Restauro e riscoperta di un dipinto nella chiesa di S. Vito

Un grande ovale,raffigurante l’Incoronazione della Vergine,opera del pittore Antonio Zanchi.

E’ uscito, recentemente, un volume, edito da Compiano (Treviso 2010), che documenta il restauro e la riscoperta di uno dei più importanti dipinti conservati a Treviso, presso la chiesa di San Vito. Parliamo del grande ovale, raffigurante l’Incoronazione della Vergine, opera di Antonio Zanchi (1631-1722), un interessante pittore, originario di Este, che, dopo aver aderito alla cosiddetta corrente dei “tenebrosi”, seppe via via schiarire il proprio colorismo, creando a Venezia e in terraferma composizioni turbinose, caratterizzate da un dinamismo barocco e luminosità quasi veronesiane. Ne è prova lo splendido dipinto in questione, il cui restauro, promosso e finanziato da Soroptimist International Club di Treviso, viene puntigliosamente e rigorosamente documentato nel volume, a cura di Gabriella Delfini, Maria Sole Crespi e Flavia Cabrio.

Impostazione iconografica

Data la destinazione editoriale della presente recensione, intendo soffermarmi, più che sui valori formali e stilistici del pregevole ovale che, come annota Flavia Cabrio, si segnala per l’abile studio prospettico della scena, tutta giocata su tonalità calde e vibranti, principalmente sulla complessità e la finezza dell’impostazione iconografica (per la lettura dell’opera si veda la “Relazione di restauro” a cura di Flavia Cabrio Zanaboni, in particolare pp. 25-27). Coniugando le iconografie dell’“Assunzione” e dell’“Incoronazione” Antonio Zanchi si sofferma anzitutto sulla moltitudine di Angeli che,sospingendo le nuvole, sottolinea lo slancio ascensionale della Vergine verso la Trinità che sta per incoronarla “Regina del cielo”. Colpisce non solo l’efficace caratterizzazione del personaggio di Maria, presentata, come osserva Maria Sole Crespi nel suo ricco ed articolato saggio iconografico, in atteggiamento di devota fiducia (si veda “Incoronazione della Vergine di Antonio Zanchi / Restauro e Riscoperta”, p. 17), ma anche e soprattutto il decisivo, forte risalto conferito alle tre persone della Santissima Trinità, tutte ugualmente coinvolte nell’atto dell’Incoronazione della Vergine. Il Padre e il Figlio “concelebrano” la grandiosa e solenne cerimonia “liturgica”, contraddistinti dalle insegne del potere universale: “lo scettro nelle mani del Figlio e il globo sorretto da un angelo al fianco del Padre” (si veda op. cit., p. 17). Al di sopra della semplice corona, congiuntamente imposta dal Padre e dal Figlio sulla testa di Maria, vola, campita contro un cielo luminoso, la colomba dello Spirito Santo. In questo modo la regalità della Beata Vergine viene realmente “ricompresa” entro le coordinate della “Storia Trinitaria”, alla luce di quel progetto divino di salvezza che da sempre ha guardato a Maria quale “materna” e compassionevole “Icona della Trinità”.

Alla luce di queste annotazioni emerge dunque la “natura” autenticamente spirituale e teologica dell’Arte Sacra, correttamente intesa. Un capolavoro come l’“Incoronazione della Vergine” di Zanchi non può essere allora compreso solo mettendone in luce l’alto livello qualitativo o soffermandosi soltanto sull’evidente abilità dell’artista “di lavorare su grandi estensioni con pennellate corpose, ampie e sicure” (si veda op. cit., p. 21). Queste considerazioni, pur acute e pertinenti, vanno integrate e ricomprese alla luce di uno sguardo teologico che sa cogliere il valore reale ed efficace dell’immagine sacra quale “splendore del Vero” e finestra aperta su quel Disegno di Salvezza e di Amore che coinvolge e riguarda l’intera umanità. Solo a queste condizioni il dinamismo barocco che caratterizza la scenografica e “teatrale” composizione e la forza dei colori diventano stimolo ed invito ad “entrare” nel dipinto, guardando a Maria come alla donna “icona del mistero” (Mons. Bruno Forte) che ci rende partecipi della vita stessa del Figlio di Dio, figli nel Figlio, dunque. Ecco allora che un capolavoro della Storia dell’Arte, che un pregevole ed attento restauro ci permette di leggere e contemplare con rinnovata ammirazione, si offre alla comunità cristiana quale espressione viva e reale di quel patrimonio di fede, prima ancora che di valori e di simboli, che la tradizione e una devozione affettuosa e sentita verso Maria ci hanno saputo consegnare. Ha dunque ragione mons. Stefano De Flores nel suo incessante sottolineare come la Chiesa e il mondo non possano prescindere da un “corretto” riferimento a Maria, vista come un “elemento strutturale del Cristianesimo”. Maria, infatti, “è strumento nelle mani di Dio per il suo piano di salvezza”, discepola in ascolto del Figlio che ci insegna come porsi in atteggiamento di umile servizio di Dio e dei fratelli (si veda Enciclopedia del Cristianesimo, ad vocem “Maria”, Novara, 1997, p. 452).

Il “Mistero” dell’Incoronazione della Vergine che il pregevole dipinto di A. Zanchi ci invita a contemplare ci ricorda, infatti, che, nella visione cristiana, “regnare” equivale a “servire” e a partecipare, già qui in terra, del dinamismo di Grazia, di Vita e di Amore, “suscitato” dalla Santissima Trinità.

Roberto Durighetto

LA TRIBUNA 19.10.2010 giorno e notte p.43

LA TRIBUNA   giorno/notte p.43
19 ottobre 2010

Compiano editore, con la collaborazione del Soroptimist International Club di Treviso, presenta il libro “Incoronazione della Vergine, restauro e riscoperta”, sulla tela di antonio Zanchi (in foto) nella chiesa di San Vito a Treviso. La stessa chiesa ospita la conferenza, venerdì 22 ottobre alle 17,30, organizzata con il patrocinio della Soprintendenza ai Beni artistici. La tela di Zanchi (pittore che operò sul finire del 1600) è uno dei dipinti più importanti conservati a Treviso

Corrieredelveneto22dic.2009_thumb  Corriere del Veneto
22 dicembre 2009                      
            A San Vito e a San Nicolò
            Gli affreschi tornano alla luce

Gli affreschi della chiesa di San Vito e il Capitolo dei Domenicani di San Nicolò, affrescato da Tomaso da Modena, verranno restaurati grazie a un finanziamento del ministero: due opere di alto valore potranno trovare nuova luce.

img007_thumb IL GAZZETTINO ?
img005_thumb1img002_thumb1img003_thumb1img004_thumb1     finnegans   n° 16   7/2009         luglio 2009

L’Incoronazione della Vergine di Antonio Zanchi: un’opera restituita alla città di Treviso

Maria Sole Crespi

La grande tela di quasi trenta metri quadrati, pregevolissima opera di Antonio Zanchi, dipinta sulla fine del ‘600 o ai primi del ‘700 raffigurante la incoronazione della Madonna in Cielo, è tornata in questi giorni sul soffitto della Chiesa di San Vito. Il tempo, la polvere, il fumo delle candele e dell’incenso l’avevano notevolmente annebbiata e danneggiata. Venne poi la guerra. Lo spostamento d’aria del primo bombardamento, durante il quale alcune bombe erano cadute nelle vicinanze della chiesa, aveva staccato oltre un metro del telaio in cui era infissa; e il secondo ne strappava un altro tratto, in modo che circa metà dipinto pendeva dal soffitto come una tenda”.

Il prudente ricovero del telero in luogo sicuro durante la guerra, e il suo recupero annunciato in questo articolo del 30 ottobre del 1948, hanno permesso la conservazione di questa importante opera che rappresenta una delle rare testimonianze della Treviso barocca.

A sessant’anni di distanza si è reso necessario un altro provvedimento conservativo per via dell’evidente degrado prodotto dalle spanciature e dal curioso effetto a “trapunta” della tela fissata al soffitto da una costellazione di chiodi che attraversavano il dipinto, e dalla ossidazione delle vernici che avevano reso uniforme la cromia dando una intonazione color “cuoio” a tutta la superficie.

Il distacco dal soffitto, effettuato il 30 aprile 2008, ha comportato l’allestimento di un apposito ponteggio che permettesse il sicuro trasferimento del grande ovale dal soffitto al pavimento della navata della chiesa, dove le restauratrici hanno iniziato la loro meticolosa e puntigliosa opera individuando i piccoli distacchi di materia pittorica, subito messi in sicurezza con l’applicazione di “carta giapponese”.

Il restauro è stato diretto dalla dott. Gabriella Delfini della Soprintendenza per il patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico delle provincie di Ve, Pd, Bl, e Tv, e, data la delicatezza del lavoro che richiedeva alta professionalità, è stato affidato a Flavia Cabrio, restauratrice di Mogliano Veneto, e al suo staff. Grazie al suo intervento si sono riscoperti i brillanti colori originali offrendo l’occasione di apprezzare quelle qualità pittoriche che erano state poste in dubbio nell’Ottocento , quando nell’ambito del restylig del presbiterio della Cattedrale di Treviso le tele di Antonio Zanchi furono tolte e spostate (guai alle mode!) e l’autore venne dimenticato.

Il Club Soroptimist di Treviso, promotore e sostenitore dell’iniziativa, assieme alla Banca Prealpi, al Rotary Club Treviso Terraglio, la famiglia V.Rossi e alla Ditta Compiano hanno creduto in questo restauro, ridando vita alla più grande tela conservata nel soffitto di una chiesa di Treviso e permettendo una futura rivalutazione di tutta l’opera di Antonio Zanchi nell’ambito cittadino.

La numerosa presenza dei cittadini il 28 maggio 2009 in occasione della presentazione del dipinto ormai restaurato, ha testimoniato l’apprezzamento della popolazione verso queste iniziative sottolineando come la valorizzazione del nostro territorio deve partire da un’attenta tutela dei nostri Beni “grandi” e “meno grandi” perché, nella vastità del nostro patrimonio, tutti rappresentano un’importante testimonianza di civiltà.

Queste opere vennero create in epoche nelle quali l’uomo fondava la sua esistenza su principi religiosi e l’arte rappresentava una forma misteriosa e privilegiata di dialogo tra Dio e l’uomo; ancor oggi di fronte alla bellezza creata dall’artista, in un certo senso riflesso della bellezza di Dio, non va dimenticata la loro la funzione catechetica e formativa, ragione per la quale tutte queste splendide opere esistono.

La bellissima tela di Antonio Zanchi rappresenta l’Incoronazione della Vergine, soggetto molto richiesto in ambito religioso in quanto costituisce la scena finale e culminante dei cicli dedicati alla vita di Maria, dopo la Dormizione e l’Assuzione. Dal punto di vista teologico il tema dell’Incoronazione di Maria ha una eccezionale rilevanza per il Cattolicesimo, e la narrazione del fatto si deve allo scritto apocrifo “Transitus Marie” attribuito a Melitone, (sec. IV) e al testo medioevale di Jacopo da Varagine che annuncia: “nel presente giorno bisogna credere che la celeste milizia sia corsa incontro alla Madre di Dio, che l’abbia circondata di splendida luce e condotta fra i canti fino al trono di Dio” (Leggenda Aurea, secolo XIII).

L’aspetto iconografico risale alle decorazioni scultoree delle cattedrali gotiche d’Oltrealpe; una delle interpretazioni più antiche ed interessanti si ammira nel portale gemino della Cattedrale di Strasburgo ove le due lunette affiancate con la rappresentazione della Dormizione e della Incoronazione hanno un preciso significato teologico: “tu che entri in questo Duomo, sappi che inizi un percorso di glorificazione, come quello di Maria, in cui la morte non ha l’ultima parola, neanche sul corpo”.

Lo speciale privilegio concesso alla Vergine, preludio della resurrezione dei corpi dell’umanità tutta, avvenne in un “trionfo di luce” ben espresso da Antonio Zanchi nel dipinto per il soffitto della Chiesa di San Vito. Assoluto protagonista della sua epoca, l’artista seppe recepire le molteplici novità del proprio tempo introdotte negli anni Cinquanta del Seicento dal soggiorno lagunare di Luca Giordano, e fu capace di unire alla sua impostazione naturalistica le cupe e violente atmosfere chiaroscurali allora di moda. Esponente della corrente dei “tenebrosi” come lo riconoscono i più importanti storici d’arte, in molte delle sue opere evidenzia un linguaggio dotato di potente suggestione drammatica che si innesta ai valori del colorismo veneto.

Apprezzato dai contemporanei venne definito da Sebastiano Mazzoni, nel 1661, “pittor celeberrimo”, mentre Joachhin De Sandrart (1683) vedeva nelle sue opere “una grande maestria, arguzia di invenzioni, forza di colore, grazia dei volti e lodevolissima espressione della vita”.

Attivo a Venezia, proveniente da Este dove nasce il 6 dicembre 1631, nel 1666 l’artista è chiamato a rievocare le tristi giornate della Peste a Venezia del 1630 per lo scalone della Scuola di San Rocco realizzando una delle opere più significative del secolo.

I suoi dipinti fanno parte del panorama pittorico seicentesco veneziano esistente, ancora oggi, nelle maggiori chiese della città lagunare, dove muore il 12 aprile 1722.

Al raggiungimento della sua piena maturità nel corso degli anni Settanta del Seicento contribuirono fattori diversi fra i quali va annoverata la lezione compositiva del Veronese colto in una dinamica prettamente barocca. Questi esiti permisero la realizzazione della pala con La visione di S. Alberto Magno per l’altare di San Pietro Martire nella chiesa di San Nicolò di Treviso, opera commissionata dal nobile Ottavio Bologni, che aveva già fatto eseguire dallo Zanchi la pala della Trinità e Santi per la stessa Chiesa.

Sul finire del secolo, altre esperienze orientarono il pittore verso forme più libere rese con colori più tenui. Fanno parte di questo periodo i quadri dipinti del 1696 per il presbiterio del Duomo di Treviso, ora visibili nell’anticappella del SS. Sacramento, raffiguranti il Martirio dei Santi Teonisto Tabra e Tabrata, La Trasfigurazione, Il Battesimo del Conte di Treviso, e Il Battesimo di Cristo. Quest’ultima opera venne irrimediabilmente danneggiata dalla bomba che squassò la parete dell’Anticappella del SS. Sacramento il 7 aprile 1944, giorno del bombardamento di Treviso.

Nel 1697, Antonio Zanchi ultimò la decorazione dello scalone del Seminario Patriarcale di Venezia con l’Apoteosi di San Gerolamo Miani, opera grandiosa che si riconnette iconograficamente con l’Incoronazione della Vergine della chiesa di San Vito a Treviso in quanto il pittore ripropone, in quest’ultimo dipinto, lo stesso schema compositivo quadripartito con Maria sospesa fra le nuvole al di sotto della Trinità.

Nel grande ovale, la moltitudine di angeli sospinge le nuvole in modo da sottolineare il moto ascensionale di Maria verso la Trinità, sì da riassumere in una unica configurazione l’unione delle due iconografie dell’Assunzione e dell’Incoronazione. La Vergine “circondata da splendida luce”, presenta i lunghi capelli sciolti simbolo di verginità e il candido vestito, richiamo all’assoluta purezza. La cerimonia è concelebrata da Cristo e dal Padre eterno che recano le insegne del potere universale: lo scettro nelle mani del Figlio e il globo sorretto da un angelo al fianco del Padre. La colomba dello Spirito Santo vola nel cielo luminoso al di sopra della semplice corona congiuntamente imposta sulla testa di Maria.

L’Italia, il Veneto e Treviso in particolare sono un enorme “serbatoio” di ricchezze di ineguagliabile opulenza e questo spesso impedisce di conoscere opere recondite, legate a circoscritti ambiti locali e limitatamente connesse alla loro esclusiva accezione devozionale. La scelta operata dal Soroptimist Club di Treviso restituendo ad una piacevole e corretta leggibilità l’Incoronazione della Vergine di Antonio Zanchi rappresenta un esemplare impegno civile volto a valorizzare quest’opera nell’ambito dell’arte trevigiana.

Intervista alla dott. Gabriella Delfini,

Soprintendenza al Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico delle Provincie di Ve, Pd, Bl, Tv.

La Soprintendenza segue tutte le azioni di tutela del nostro Patrimonio, come si colloca la scelta del restauro dell’Incoronazione della Vergine di Antonio Zanchi della Chiesa di San Vito a Treviso?

La tela dell’Incoronazione della Vergine è uno dei dipinti più importanti conservati nella città di Treviso ed è stata realizzata da un artista, che ha lasciato opere molto interessanti come il ciclo pittorico conservato nella Cattedrale. L’intervento di restauro permette ora una lettura critica dell’opera che il cattivo stato di conservazione aveva fatto obliare da decenni, e la massima sorpresa è costituita dal recupero dell’originaria plasticità della scena resa anche dalla bellezza dei colori e dalle loro variazioni tonali. Rispetto a quanto eravamo abituati a vedere le figure emergono dal fondo azzurro del cielo e si stagliano nella luce dorata che circonda la colomba. I risultati conseguiti oltrepassano ogni aspettativa e consentono di ritrovare evidenti riferimenti con altre opere di Antonio Zanchi come dipinto dell’Apoteosi di San Gerolamo Miani, dello scalone del Seminario Patriarcale di Venezia. Se si esaminano inoltre alcuni particolari come le ali dell’angelo dal manto celeste si possono operare diretti confronti con la figura angelica dipinta nella tela della Visione di S. Alberto Magno conservata in San Niccolò, chiesa dove l’artista ha lasciato ben tre capolavori.

Concludendo, finalmente dopo molti anni viene riconsegnato alla città un suo pezzo di storia tra i più importanti: la città si riappropria così dei suoi tesori d’arte e cultura.

A restauro ultimato quali altre osservazioni si possono fare?

Si augura che tale restituzione possa essere il momento di avvio di una serie di altri interventi che dovranno riportare ad una corretta conservazione il Complesso monumentale delle due chiese di San Vito e Santa Lucia, edifici religiosi importantissimi per la storia urbanistica della città perché conservano al loro interno testimonianze pittoriche, soprattutto affreschi, tra le più antiche di Treviso.

Intervista alla restauratrice

Flavia Cabrio

In quali condizioni si trovava l’opera?

L’opera era molto annerita, deturpata da vecchie ridipinture e vernici alterate che impedivano una sufficiente lettura del testo pittorico.

Quali sono state le prime operazioni eseguite?

Il grande ovale, collocato in verticale con un sostegno di travetti di supporto è stato sottoposto a trattamento antimicotico e a una prima pulitura per aspirazione eliminando l’accumulo più grossolano di depositi. Successivamente si è proceduto alla pulitura vera e propria del verso policromo.

Gli interventi di restauro precedenti hanno compromesso il dipinto?

Nella fase di pulitura sono emerse tutte le inadeguatezze dei trattamenti succedutisi nel tempo, tuttavia quel che è rimasto si dimostra di elevata qualità e le numerose e diffuse abrasioni non sono riuscite a distruggere la sostanza della struttura pittorica originale.

Come si è proceduto dopo la pulitura?

Nella successiva fase si è completato il consolidamento della policromia e quindi la tela è stata girata faccia a terra, previa adeguata protezione e staccata con cura dal telaio.

I fori della chiodatura, punti deboli della struttura sono stati risarciti con frammenti di tessuto originale; si sono quindi raccordate con nuovi rinforzi, le pezzature del vecchio rintelo e quindi il tessuto è stato rinforzato anche ai bordi inscrivendo l’ovale in un rettangolo, fissato ad un telaio interinale di legno.

Si è quindi operato per ridare la giusta elasticità e una volta essiccate quasi del tutto le colle applicate, la tela è stata nuovamente issata in verticale per completare l’asciugatura sempre sotto tensione.

Il grande telaio antico è stato recuperato?

Questo manufatto originale, fortunosamente pervenuto, è stato ripulito dai vecchi chiodi e levigato, quindi rinforzato dove necessario con nuovi inserti lignei e placchette di rinforzo metalliche con l’aggiunta di un sistema di aggancio progettato e realizzato su misura per la ricollocazione e il fissaggio alle travi del solaio ad evitare il prolasso centrale.

Infine come si è conclusa l’operazione di restauro?

La tela ovale, rimontata definitivamente sulla sua struttura originale, è stata oggetto del lungo lavoro di stuccatura levigatura e ritocco pittorico delle numerose e diffuse cadute di colore e abrasioni. Quindi è stata ricollocata nel soffitto della navata di San Vito con il supporto tecnico della società Sigma Progetti e della Ditta Bonazza.

articololavocedelledonnegiugno2009_t La voce delle donne  – SOROPTIMIST NEWS3 giugno 2009
iltrevisoart_thumb Lieta Zanatta                       il Treviso
22 maggio 2009                              
Rorarygiugno2009_thumb Rotarygiugno20092_thumb Anno sociale 2008-2009
Bollettino del Rotary Internatinal Club di Treviso, n° 36, terzo quadrimestre
   
tribunaart_thumb LA TRIBUNA
28 maggio 2009
art.gazzettino_thumb IL GAZZETTINO
28 maggio 2009
articolotribuna2_thumb LA TRIBUNA DI TREVISO
1 maggio 2008
articolotribuna_thumb LA TRIBUNA DI TREVISO
30 aprile 2008
articoloilgazzettino_thumb IL GAZZETTINO
30 aprile 2008
scansione0005_thumbscansione0006_thumb

Anno sociale 2007-2008

Bollettino del Rotary Internatinal Club di Treviso, n° 33,

30 aprile 2008

terzo quadrimestre

Service: Restauro nella Chiesa di san Vito

Mercoledì trenta aprile è iniziato l’impegnativo restauro della tela dell’Incoronazione della Vergine di Antonio Zanchi, importante interprete della cultura pittorica veneta seicentesca volta a soddisfare le esigenze di pietà e devozione prodotte dal severo clima della Controriforma.

Un apposito ponteggio è stato installato per permettere il distacco dei trenta metriquadri di superficie pittorica che ornano il soffitto della chiesa di San Vito di Treviso, successivamente calati fino al pavimento ove le restauratrici hanno iniziato la loro meticolosa e puntigliosa opera individuando i piccoli distacchi di materia pittorica, subito messi in sicurezza con l’applicazione di “carta giapponese”.

Hanno presentato ed assistito a questa prima fase del lavoro i promotori dell’iniziativa: Olga Cerne Possamai del Soroptimist di Treviso, club che ha lanciato l’appello per il recupero dell’opera, ed Ezio Lanteri, per il nostro club. Lo spirito di servizio verso la comunità unito alla sensibilità culturale hanno permesso la creazione di una sinergia intenta a realizzare una iniziativa di grande impegno verso il nostro patrimonio artistico. Alla sponsorizzazione ha aderito anche la Banca delle Prealpi di Tarzo.

Durante questa semplice cerimonia Monsignor Giorgio Marcuzzo ha ringraziato per sostegno che è stato offerto, sottolineando l’urgente necessità di far fronte ad un recupero complessivo delle chiese di San Vito e Santa Lucia che stanno presentando evidenti condizioni di degrado.

L’organica collaborazione con la Soprintendenza è stata espressa da Gabriella Delfini, responsabile di Treviso, che seguirà tutte le fasi del complesso intervento garantendo il rigore scientifico delle scelte.

L’avvio dell’iniziativa è stato “benedetto” dal vivace discorso del vicesindaco Giancarlo Gentilini che ha posto l’attenzione sull’importanza della partecipazione dei privati nella tutela delle opere d’arte della città.

La presentazione del restauro è stata adeguatamente sottolineata dalla stampa e dalla televisione locale che hanno posto in rilievo anche l’intervento del nostro club.

Il restauro che dovrebbe durare otto mesi circa, verrà costantemente documentato per fornire un adeguato approfondimento conoscitivo.

La scelta operata verso la grande tela di Antonio Zanchi testimonia un’ulteriore valenza del nostro service: l’Italia, il Veneto e Treviso in particolare sono un enorme “serbatoio” di ricchezze di ineguagliabile opulenza e questo spesso impedisce di valorizzare opere recondite, legate a circoscritti ambiti locali e limitatamente connesse alla loro esclusiva accezione devozionale, la scelta della loro tutela e conservazione rappresenta quindi un esemplare impegno civile che ci si augura possa avere altri, nuovi ed attivi consensi.

Maria Sole Crespi